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Da Napoli a Tokyo: il mio lavoro difficile, stimolante e importante

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Simone Ferrara, figlio del fondatore della Ferrara Forni ci racconta, attraverso il suo ruolo in azienda, una rinomata realtà made in Italy.

Ci racconti il tuo ingresso in azienda?simone-ferrara.jpg
«Aiuto mio padre da quando frequentavo le scuole medie; chiuse le scuole la mattina papà mi portava con sé e mi faceva vedere come si costruivano i forni; si trattava di passargli solo qualche attrezzo che gli serviva al momento, era più un “guarda e impara”. Da circa 6 anni lavoro in modo continuativo, inizialmente aiutando mia madre a rispondere alla grande quantità di email in inglese che arrivavano, successivamente dando una mano in produzione e svolgendo qualsiasi mansione che potesse servire al momento, dal tagliare il ferro fino alle consegne dei forni. Oggi sono di nuovo in ufficio curando gli ordini, le grafiche, gestendo gli appuntamenti. Cerco di gestire ed interessarmi un po’ a tutti gli aspetti dell’azienda, quando c’è da fare qualche lavoro fuori, ad esempio, siamo solitamente io ed un operaio o io e mio padre a partire».

Quanto viaggi spesso per lavoro?
«Talvolta capita di viaggiare di più, talvolta di meno a seconda degli ordini. Ma sostanzialmente ho avuto la possibilità di visitare più volte parecchi paesi extraeuropei, USA e Giappone in primis, paesi con cui abbiamo felici rapporti da oltre 30 anni, anche grazie a mio nonno Natale che fu uno dei primi pionieri ad esportare i forni a legna e la cultura Napoletana in Giappone e Korea».


C’è una città estera che ti ha colpito maggiormente?
«Tokyo, nonostante il suo essere sempre più una città metropolitana moderna e multiculturale riesce ancora a conservare un carattere tradizionale molto forte che fa comunque dire di trovarsi in un vero e proprio altro mondo. E nonostante parecchi chilometri di distanza e parecchie differenze culturali ho avuto modo di mangiare pizze e piatti tipici della tradizione Napoletana che non hanno nulla da invidiare ai piatti fatti qui da noi. Tutto ciò è reso possibile da quella minuziosità e da quell’ardore che solo il popolo Giapponese può avere».

Cos’è cambiato, secondo te nel mondo delle pizzerie italiane?
«Prima la pizza era un prodotto semplice e “povero”, con 3 euro la si ordinava a domicilio nel caso si volesse mangiare qualcosa di veloce la sera a casa. Oggi col numero sempre più crescente di pizzerie che aprono in città e soprattutto all’estero la situazione è cambiata, c’è più competizione, e si alzano gli standard. La pizza è considerata sempre più “gourmet”. Un tempo era un semplice disco di pasta e nessuno si chiedeva se il pomodoro fosse del Piennolo o di San Marzano o quante ore di lievitazione avesse avuto l’impasto».

ferrara-forni-2.jpgChe differenze trovi fra il mondo pizza italiano e quello estero?
«Dice il detto “Paese che vai usanza che trovi”: all’estero nonostante ci siano associazioni che controllano gli standard qualitativi, la pizzeria non offre mai un menu strettamente tradizionale, ma giunge a dei compromessi per venire incontro ai gusti e le usanze del posto ed anche perché spesso gli ingredienti nostrani non sono facilmente reperibili.
Per questo sui menu oltre alle classiche Margherite e Marinare è possibile trovare tipi di pizza che qui in Italia non trovi. In Italia è differente; ogni pizzeria ha a disposizione, bene o male, gli stessi ingredienti e compete “ad armi pari”, per cui la vera differenza tra una pizzeria e l’altra sta nell’aria che si respira, nell’immagine che il pizzaiolo dà al proprio locale, in quello che lui vuole raccontare col proprio lavoro».

Tre aggettivi sul tuo lavoro?
«Difficoltoso: lavorare in famiglia non è mai semplice. Stimolante: ho avuto modo di viaggiare, conoscere e confrontarmi con tantissime culture e usanze differenti tra loro. Importante: mandiamo avanti quella che è ormai una sorta di tradizione di famiglia iniziata decenni fa dal mio bisnonno Stefano».

Tre aggettivi sul marchio Ferrara Forni?
«Tradizionale, perché per quanto siano cambiati i tempi e le tecnologie produciamo ancora forni fatti secondo la tradizione Napoletana.
Artigianale, perché ogni forno è costruito rigorosamente a mano senza l’ausilio di alcun prefabbricato, il nostro scopo è dare non un forno qualsiasi, ma un vero prodotto d’artigianato Napoletano.
Autentico, perché nonostante le varie opportunità di spostarsi all’estero rimaniamo ancorati a Napoli e utilizziamo esclusivamente prodotti locali perché i nostri forni devono essere Napoletani al 100%».

 

Stefano Ferrara Forni S.r.l. - Via Fausto Coppi 3/b - 80010 - Quarto - Napoli - Tel.: +39 081.876.16.64 - www.stefanoferraraforni.it

 

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17/06/2019

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